Le grotte di Pindaya sono dislocate all’interno di una gigantesca cresta calcarea che si allunga da nord a sud nei pressi dell’omonima località di Pindaya, nella parte meridionale dello Stato Shan.
L’intera area è costituita da una larga vallata incastonata tra i monti a oltre 1200 Mt sul livello del mare. Le temperature sono di conseguenza miti e fresche e nella stagione ivernale (mesi di novembre e dicembre) possono scendere fino a pochi gradi sopra lo zero.
Complessivamente esistono tre grandi grotte delle quali è visitabile quella meridionale.
La grotta è lunga quasi 200 metri e separata in diversi cunicoli. L’accesso è facilitato da un ascensore esterno e l’interno è ben illuminato.
A partire dalla seconda metà del XVIII secolo questa grotta divenne un importante luogo di pellegrinaggio buddista e tra i fedeli, sia laici che religiosi, iniziò la tradizione di donare statue del Buddha da posizionare al suo interno. Questa prassi prosegue tuttora ed il numero di statue è in continuo aumento. Se ne contano oramai quasi diecimila.
Tra le più recenti aggiunte, da segnalare una bella collezione di 32 piccole statue del Buddha in ceramica bianca donate da un facoltoso pellegrino cinese. Ognuna di queste statue ritrae una delle “mudra”, le particolari posizioni delle mani del Buddha ognuna delle quali ha un preciso ed intrinseco significato religioso.
Si distingue anche una sezione di statue dedicate al Buddismo Mahayana, a denotare probabili influenze delle correnti filosofiche derivanti dalla scuola Bhisakkaguru.
All’ingresso principale della grotta si può notare la gigantesca riproduzione di un ragno nero. Una legenda racconta come sette principesse vennero intrappolate dal ragno all’interno della grotta e liberate da un principe locale.
Ma alle grotte di Pindaya si racconta anche un’altra suggestiva ed affascinante leggenda in base alla quale esisterebbe un passaggio segreto oggi ostruito in grado di collegare le grotte con Bagan, l’antica città capitale del Regno Birmano che da Pindaya dista oltre duecento Km!