I grandi viaggi – L’Hippie Trail – 3. Dall’Iran fino in India

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Oltre l’Iran il mondo iniziava a diventare misterioso. L’Afghanistan con le sue montagne impenetrabili, con i suoi mille popoli che da secoli convivono, commerciano e si scontrano ciclicamente,  popoli chiamati hazari, pashtun, tagiki e molti altri. Il paese viveva in un periodo di relativa pace, il regno di Zahir Shah aveva introdotto una costituzione liberale che aveva permesso la nascita di movimenti popolari, che giunsero al potere alla fine degli anni ’60. Pace che finì nel 1973, con il colpo di stato di Daud, fino alla decennale guerra contro l’Unione Sovietica che ha distrutto il paese e lo ha portato sulla via del fondamentalismo.

Fu proprio l’invasione sovietica a decretare la fine dell’Hippie Trail, bloccando di fatto i collegamenti fra il Medio Oriente e L’Oriente.

Anche Kabul al tempo era una città cosmopolita, bellissima. I viaggiatori venivano ad ammirare i giardini di Bubur ed il mausoleo di Nadir Shah  e si perdevano per i suoi bazar. Arrivarono pure i tedeschi a gestire il famoso zoo, che resiste ancora oggi nonostante le guerre (sulle vicissitudini dei leoni al suo interno sono nate leggende).

 

Leone allo Zoo di Kabul
fonte www.afghan-web.comciriellolifelife5.html

La guerra, o meglio, la stupidità umana che trascende qualsiasi credo e ideale, non ha invece risparmiato i grandiosi Buddha di Bamyan, distrutti a cannonate dai talebani nel 2001. Assieme ai Buddha sembra sparire la testimonianza di un passato dove popoli diversi vivevano assieme, dove l’islam era differente da quello wahabita recentemente importato dall’Arabia Saudita.

Il viaggio prosegue verso Peshawar, in Pakistan, attraversando il Khyber Pass, lungo una strada conosciuta fin dai tempi più antichi, in cui passava anche la via della seta. La strada attraversa Islamabad e si addentra nel Kashmir, oggi zona non consigliabile per un viaggio, in quanto contesa fra India e Pakistan. L’area del Kashmir è però di una bellezza unica, mischiando i grandiosi paesaggi del Ladakh, chiuso fra le catene del Karakorum e dell’Himalaya, e città gioiello come Srinagar, con le sue case galleggianti.

 

Ladakh

Attraversato il Kashmir i viaggiatori si dividevano. Una parte scendeva diretti verso sud, verso Goa, mentre altri continuavano verso est, verso il Nepal ed il suo misticismo (sia spirituale che rollabile).

Kathmandu l’hashish veniva venduta legalmente fino al ’72 (e continuò ad essere venduta anche dopo). Kathmandu è strettamente legata all’epopea hippie, che si riversava su Freak Street, luogo di ritrovo ancor oggi (anche se decisamente più svenduta al turismo). Il clima nepalese di accoglienza e indifferenza rispetto alle stravaganze continua tuttora, anche se i recenti scontri fra governo e maoisti rendono la situazione interna del paese un po’ più tesa.

Freak Street

Scendendo verso l’India, i viaggiatori attraversavano Varanasi, dove la misticità induista trova nel Gange la sua massima esaltazione, Delhi e infine Goa, tappa ultima del lungo viaggio.

L’antica colonia portoghese racchiude un insieme di bellezze che non è possibile descrivere qui, dalle famose spiagge (Anjuna Beach su tutte), alla catena montuosa delle Western Ghats, ai parchi naturali. Negli anni ’60 a tutto ciò si aggiungeva una tolleranza estrema verso il nudismo, l’amore libero ed il consumo di droghe (non solo cannabis), tutto il necessario per chiudere degnamente il viaggio. Il turista di oggi può invece godere di questi posti secondo lo stile moderno, con comodi pacchetti volo e resort, senza nessuna fatica.

Hippie a Goa

E se poi qualche hippie non si ritiene soddisfatto, oggi come negli anni ’60, il viaggio può continuare ad est, verso la Thailandia, il Vietnam…